venerdì 31 maggio 2013

Il falegname fortunato

C
’era una volta un falegname di nome Bob che viveva in un piccolo paesino con suo padre, sua madre e i suoi fratelli Albert e Peter.
Bob era  un falegname di 15 anni che veniva  sempre  preso in giro da Albert e Peter perché il più piccolo dei tre.
Un giorno il quindicenne si stufò di essere preso in giro e, dopo aver raccolto tutte le sue cose, decise di partire  per lungo viaggio. In realtà non sapeva bene dove volesse  andare, ma per due notti e due giorni continuò a camminare e a camminare senza arrivare da nessuna parte.
In questi due giorni di girovagare, si ricordò di una leggenda.
Il suo paese molto piccolo,  era quasi fuori dal mondo, lontano da tutto e tutti. Una leggenda che si narrava nel villaggio, diceva che se un uomo si fosse allontanato dal paese, uno spirito maligno lo avrebbe fatto vagare per mesi e mesi senza mai incontrare nessuna forma di vita.
Il nostro Bob, pensando che questa leggenda fosse vera, dopo una settimana di cammino, decise di tornare indietro, ma sulla strada di casa incontro una mucca che gli disse: “Ciao uomo triste io sono Carolina, una piccola mucca. Sono scappata dalla mia stalla perché tutti mi prendevano in giro. Dove stai andando di bello con quel muso lungo?”
Sentendo queste parole,  a Bob brillarono gli occhi e gli spuntò un sorriso enorme, da orecchio a orecchio.
"Ciao piccola amica io sono un falegname e mi chiamo Robert, ma tu mi puoi chiamare semplicemente Bob. Anche io sono scappato di casa, proprio come te, perché i miei fratelli mi continuavano a prendere in giro. Non è che per caso conosci un luogo dove posso trovare ospitalità per la notte?”
“Certo che ne conosco uno!” rispose Carolina, “Sono ormai due anni che vivo qui con degli amici. Vieni, te li presento!”
Mentre si avviavano verso la casa, Bob, vide spuntare dietro ad una collinetta la torre di un castello e chiese alla mucca:”quella che vedo spuntare dietro la collinetta è la torre di un castello?”
“Si certo! E’ il castello del re Carlo, unico erede al trono della dinastia dei Carletti.”
“… Quanto è distante da qui?”
“E’ molto vicino alla casa dei miei amici”
 A Bob venne subito voglia di andarlo a vedere e così la mattina seguente, dopo aver salutato e ringraziato i signori che lo avevano ospitato a dormire a casa loro, si mise in viaggio, con la sua amica Carolina, verso il castello misterioso.
Quando arrivarono a destinazione si trovarono davanti a loro un enorme castello tutto azzurro con grandi finestre dove si specchiava un magnifico ruscello con  acqua limpida e cristallina.
Appena arrivarono davanti al portone del castello una guarda chiese loro: “Chi siete?Cosa volete?”
“Io sono un falegname di nome Bob e lei è Carolina, la mucca parlante…”disse Bob ma non fece in tempo a finire la frase che rimase abbagliato dalla bellezza di una principessa che si era affacciata a una delle tante finestre dell’edificio. Era alta più o meno come lui, aveva due occhioni azzurri e lunghi capelli color carota.  Quando torno in sè disse alla mucca: “Vorrei conoscere la figlia del re Carlo, farei di tutto per starle accanto anche un solo secondo”
La guardia, che aveva sentito ciò che Bob aveva detto a Carolina, disse al falegname che bisognava superare una prova difficilissima per potersi  avvicinare alla bella dama. Bob era così incantato dal fascino di questa principessa che senza pensarci due volte accettò la sfida. 
                                                                                  Andrea B.


La ragazza dalle scarpe volanti

C’era una volta una principessa di nome Elaila, una ragazza coraggiosa che non si fermava mai, neanche davanti ad un ostacolo !
Era la ragazza più bella di tutti i regni .
Un giorno il re Artù le disse: “E’ ora di trovarti un principe!”.
Ma ogni uomo che le  consigliava il padre, non le andava bene; allora Elaila disse: ”Padre, questi ragazzi che tu mi hai proposto, non sono il mio principe azzurro. Ho deciso, me ne andrò da palazzo per cercare la mia anima gemella !”
Salutò i genitori e partì con il cavallo reale . Arrivò in una foresta dove incontrò uno stregone che la condusse alla sua dimora dove le diede , visto che l’aveva aiutato a raccogliere le mele , delle scarpe volanti e le raccontò la storia del principe Erik , l’uomo più bello di tutti i regni: era stato rinchiuso dai suoi genitori in una torre inscalabile! Perchè? Erano contrari al suo matrimonio con una ragazza di basso rango.
Elaila lo ringraziò e se ne andò verso il castello del principe Erik .
Arrivò a palazzo e quando lo vide affacciato alla finestra se ne innamorò subito e così fu anche per lui. Elaila si mise le scarpe volanti, ma non fece in tempo a volare che arrivarono le guardie e cercarono di catturarla, ma fu tutto inutile. La ragazza lo raggiunse , lo liberò e lo portò a palazzo dove si sposarono e vissero felici e contenti.
                                                        Alessandra G.








LA RAGAZZA DAI POTERI MAGICI

C’era una volta una semplice ragazza che si chiamava Rosa; ella era molto bella, infatti, aveva dei capelli lunghi color oro e occhi azzurri come il cielo. All'età di tre anni, una fata le diede dei poteri magici che nessuno poteva conoscere o vedere. Lei indossava sempre una collana a forma di cuore che conteneva una polvere magica che non la faceva mai invecchiare.
Questo segreto fu scoperto da una malvagia strega di nome Matilde che, conoscendo Rosa , vedeva che con il passare degli anni rimaneva sempre giovane e bella. Con uno stratagemma cercò di prendere la collana e, facendo finta di essere sua amica, riuscì a dividere a metà il cuore. Però scoprì che dividendo il cuore , il potere magico poteva funzionare solo con Rosa. Quindi la strega invidiosa,  volle rinchiudere la ragazza in una casetta in mezzo ad un bosco fitto, lasciandole solo il suo cane Pinck, molto amato. La strega, per poter catturare Rosa, si  fece aiutare dal suo consigliere ed aiutante drago Rodolfo.
Passarono alcuni anni e , la bella Rosa, aveva già compiuto sedici anni. Un giorno d’estate, la ragazza si svegliò e scrisse una lettera ad una persona molto importante che aveva conosciuto da piccola e rivisto, più volte, nei suoi sogni: il principe Giorgio.
Nella lettera c’era scritto che era stata rapita da una strega molto prepotente e cattiva di nome Matilde.
Rosa attaccò la lettera sul collare di Pinck, così lui corse come il vento e la portò dal principe senza farsi catturare né da Rodolfo né dalla strega Matilde. Quando arrivò in città, diede subito la lettera al principe Giorgio. Egli la lesse e capì che era un’emergenza, quindi scappò di casa con il suo cavallo e il cane Pinck, senza che nessuno lo vedesse. Arrivò nel bosco e la strega Matilde ed il drago Rodolfo lo videro, quindi cominciarono a combattere. Dopo una lunga lotta,  il principe Giorgio riuscì ad avere la meglio.
Intanto Rosa continuava a gridare “Aiuto!” Il principe capì dove si trovava la ragazza. La liberò e la fece tornare in città con il suo cavallo. Rosa capì di voler bene a Giorgio e buttò in mare la collana perché voleva passare il resto della sua vita con lui. Poi, quando arrivarono al castello, il principe Giorgio le chiese se voleva diventare la sua sposa e lei gli rispose di sì, così vissero per sempre felici e contenti.
                                                                        Eleonora V.
 PERSONAGGI:
PRINCIPESSA: Rosa
PRINCIPE: Giorgio
ANIMALE: Cane Pinck
ANTAGONISTA: Strega Matilde
AIUTANTE ANTAGONISTA: Drago Rodolfo
FUNZIONI:
Allontanamento: Il principe si allontana da casa per andare a salvare la principessa con i poteri
Il danneggiamento: L’antagonista cioè la strega Matilde con il suo abile consigliere Rodolfo danneggia l’eroe cioè Giorgio mentre va a salvare la principessa Rosa
L’impresa o il compito difficile: Il principe deve salvare la principessa Rosa  
La lotta tra l’eroe e l’antagonista: Il principe Giorgio lotta contro la strega Matilde e vince
La sconfitta dell’antagonista: Giorgio sconfigge la strega Matilde e il suo aiutante Rodolfo
Le nozze dell’eroe e il premio: Il principe Giorgio si sposa con la principessa Rosa
                                                        

giovedì 30 maggio 2013

Uno gnomo coraggioso

C'era una volta uno gnomo che abitava nella città di Green Village, uno splendido villaggio tutto verde e molto tranquillo prima dell'arrivo della Strega dalla Nebbia. Era una strega molto cattiva. Era cieca, ma aveva una specie di sesto senso e capiva tutto quello che le succedeva intorno. Era arrivata e aveva conquistato con i suoi gnomi cattivi tutto il villaggio e lo aveva reso succube del suo potere. In quel villaggio non si poteva più vivere felici come prima.
 Un giorno l'anziana madre del giovane gnomo, che era molo saggia,  riempì a suo figlio, a sua insaputa, lo zaino di cibo che potesse bastare per dieci giorni e anche più e gli diede il compito di attraversare il lago ghiacciato, la terribile foresta buia e la montagna sanguinosa per arrivare al castello incantato dalla buona fata Bianca che era l'unica a poter sconfiggere la Strega della Nebbia. Lo gnomo era molto triste e scoraggiato. Era molto piccolo e dietro aveva solo cibo per dieci giorni e tre piccole pagnotte di pane in più che la mamma gli aveva ordinato di tirar fuori solo davanti ai tre ostacoli.
Lo gnomo partì. Dopo tre faticosissimi giorni arrivo al lago ghiacciato. Si diceva che ci vivessero molti mostri terribili. Aprì lo zaino e vi trovò solo due pagnotte di pane e uno skateboard per  la neve.
Lo prese e ci saltò sopra : doveva passare il lago solo con quello. Aveva già passato metà lago ed era felice quando, al suo fianco, comparve un mostro che spaccò tutto il ghiaccio e fece quasi cadere lo gnomo che  si aggrappò immediatamente  allo skate e scappò.
Dopo altri tre giorni arrivò alla foresta buia. Al posto della seconda pagnotta c'era una corda. La foresta era piena di liane e là si poteva passare sano e salvo solo volando perché altrimenti  si finiva   mangiati dagli animali. La liana mancava solo nel primo albero così, approfittando di ciò,  legò  la sua corda e si lanciò sugli altri alberi. A metà viaggio svegliò un pipistrello e un sacco di animaletti volanti iniziarono a inseguirlo,  ma lui fu più veloce e arrivò prima che loro potessero raggiungerlo.
Dopo altri  tre giorni, arrivò alle montagna sanguinosa. Nel suo cammino non c'era niente di pericoloso solo un sacco di morti che non erano riusciti a salvarsi. 
Al posto della terza pagnotta c'era un piccone. Riuscì a superare anche questa montagna e subito dopo vide il castello. Raggiunse la fata e la scongiurò sino a quando  lei lo portò sulle sue ali al villaggio, pronta a combattere.
Arrivati, la fata buttò giù con un soffio la porta della reggia della strega e dopo una battaglia molto lunga,  la fata fece una magia e la  Strega della Nebbia  diventò pietra e la tenne come trofeo nel suo castello. Avevano vinto. 
Il giovane gnomo nel frattempo si era innamorato della fata che lo prese in sposo pochi mesi dopo.
Che bella ricompensa che aveva avuto: una bella vita tranquilla con la fata che amava.
Alessandro M.

IL MAGO WECHION

Un giorno un mago si svegliò e andò subito dal re perché lo aveva chiamato.Quando arrivò il re gli disse: "Tu mago  vai a cercarmi la bambola di ceramica di mia mamma, che si trova nel castello di Wechion. Questi è un anziano molto severo e cattivo e poi stai attento: è sempre circondato da   draghi  .” 
Il mago rispose “Ok, sarà fatto!!”.
Allora si allontanò dal palazzo  e iniziò il suo viaggio avventuroso.
Durante il  cammino il mago vide un castello  e si avvicinò il più possibile, quando arrivò  gli spuntò davanti  un drago. Allora il mago prese la spada e cercò di colpirlo; lo colpì alla  coda,  ma il drago agitò con furia  la coda verso di lui facendolo cadere nel fango. Il mago  si rialzò subito,  fece una rincorsa velocissima e gli infilzò la spada sul corpo e lo fece  cadere. Allora il mago entrò dentro al castello per trovare la  bambola di ceramica, ma quando entrò  arrivò Wechion che gli disse :”Cosa stai cercando? Cosa stai facendo?” Il principe spaventato gli rispose: "Sto cercando la bambola di ceramica della mamma del re che tu gliela hai rubata” 
"No, io non gliel' ho rubata.”
Subito dopo Wechion schiacciò un pulsante che fece  intrappolare il mago dentro una gabbia e  lui scappò  via lasciandolo solo.
Il mago aveva con sè una pozione che lo aiutava per qualsiasi pericolo e quindi la tirò fuori e la usò,poi uscì da quella trappola e andò subito a cercare la bambola di ceramica, ma non la trovò.
La cercò per tutto il castello ma la bambola di ceramica non c’era. All’improvviso sentì un suono che proveniva dalla bambola. Allora il mago seguì la sua voce e toccò da tutte le parti;  ad un certo punto il pavimento si sollevò formando un' enorme buca.Nella buca finì il mago e lì trovò la bambola di ceramica. Il mago la prese e la portò immediatamente  dal re . Il re lo ringraziò con  una stanza piena di monete d’oro.



Erica F.

mercoledì 29 maggio 2013

Alla ricerca del re folletto

C’era una volta un servitore, di nome Davide, che combinava sempre guai. Un giorno però il re Francesco si stufò e lo licenziò. Il povero Davide se ne andò dal castello, e mentre camminava trovò un volantino sulla strada con scritto: "Il re Francesco ricompenserà colui che gli porterà il re folletto…” Allora Davide si incamminò e vide un mercante e gli chiese: "Scusi sa dove posso cercare il re folletto?” Questi  gli rispose: "Certo si trova al di là del monte nero, ma stai attento o cadrai nella sua trappola! "Grazie per l’indicazione, cosa vendi? 
"Polvere sonnifera e mantelli dell’invisibilità. 
"Allora ne compro uno di tutti e due." 
Davide riprese il suo viaggio e dopo si ricordò che lì vicino viveva il suo amico Simone;  decise di andarlo a trovare. Quando fu arrivato gli chiese se lo aiutava in questa avventura e lui rispose di sì, e si misero in cammino. Arrivati si fermarono per una sosta, e mentre Simone cercava dei rami per accendere il fuoco davanti a Davide spuntò il re folletto che lo ipnotizzò e lo rapì. Quando Simone tornò non trovò nessuno, ma vide delle impronte e le seguì. Le impronte portavano a delle celle in cui in una c’era Davide. Simone  si accorse della sua presenza, ma  non poteva tirarlo fuori perché davanti c’era il re folletto. Frugò nella borsa di Davide e trovò la polvere sonnifera e, mentre il re folletto andò in bagno,  Simone gliela mise nel bicchiere di vino. Quando tornò il re bevve un sorso di vino e subito si addormentò. Allora svelto Simone gli prese le chiavi  e liberò Davide che prese dalla sua borsa il mantello dell’invisibilità per scappare con il re folletto. Giunti a casa di Simone i due amici si salutarono e Davide proseguì. Arrivato al castello consegnò il folletto al re che gli disse: "Ti sei dimostrato coraggioso e per questo ti meriti quello che vuoi. Davide  ancora incredulo esclamò: "Mi piacerebbe tornare a lavorare per lei.”- 
Non c’è nessun problema: sarai il mio aiutante personale. E da quel giorno vissero tutti felici e contenti…  
                                                          Michela R.


IL MALVAGIO STREGONE


In un paese giù in città vi era un castello di nobili cavalieri, e vi abitava il Principe Nicola, la Regina Margherita e il Re Carlo.
Un giorno il re Carlo, visto che era stufo che uno stregone lo tormentava, decise di mandare suo figlio, il Principe Nicola, a sconfiggerlo.
Nicola per la missione affidata dal padre partì con le risorse utili per il viaggio:un cavallo, viveri e il suo servo fidato per compiere la missione.
Dopo lunghi giorni e notti Nicola arrivò alla fortezza di Rudolfo lo stregone malvagio a tutti.
Nicola entrò nella fortezza anche se un enorme cartello messo da Rudolfone impediva l'ingresso agli estranei.
Nicola subito si accorse del cartello e che per entrarci bisognava superare delle prove molto difficili:
-prima prova:Nicola doveva trovare tutti i sassi bianchi nascosti sotto terra da Rudolfo.
-seconda prova:Nicola doveva superare le sabbie mobile per poi recuperare il suo servo fidato che era dall'altra parte delle sabbie mobili.
-terza prova: Nicola doveva scalare una montagnetta rocciosa solo con una corda di sicurezza.
Se Nicola non avesse superato quelle prove, allora lui e il suo servo fidato sarebbero morti all'istante e suo padre avrebbe rimpianto la loro morte.
Ma per fortuna Nicola riuscì con successo a superare le prove. Nicola si dirisse dallo stregone dove lì incominciò la lotta tra i due, mentre il servo fidato lo aspettava fuori. Nicola uscì dalla fortezza con un po' di graffi, ma alla fine aveva sconfitto lo stregone.
Nicola portò via la bacchetta magica di Rudolfo, che in futuro sarebbe servita a sua padre Re Carlo.
Al ritorno dal viaggio Nicola ricette la sua ricompensa che desiderava da tempo:una casa tutta per lui e una moglie.
                                                             Martina D.


IL PRINCIPE DI UZBEKISTUR

C’era una volta il curioso Marchese di Uzbekistur che, viaggiando e viaggiando, si trovò nella radura di Pratoverde dove aveva sentito dire che, in quel luogo, c’era un enorme castello con la principessa più bella del reame. Lo cercò e lo cercò fino a quando lo trovò; era lì, immenso, davanti a lui. Bussò. Andò ad aprirgli uno strano vecchietto dall’aria simpatica:
-Buongiorno caro ragazzo, cosa stai cercando?-
gli rispose il marchese:
-Sto cercando la famosa principessa, per vedere se è così bella come si dice in paese…-
-Ahhhhhhhhh, caro ragazzo, non sai cosa dici, Blumandia, la principessa, è bellissima; se soltanto avessi quarant’anni di meno avrei avrei immediatamente chiesto la sua mano… hehehehe… dai ora entra, non è cortese far aspettare gli ospiti!-
Il marchese entrò e, Flacidomius, il servo che lo aveva fatto entrare, gli mostrò la sua stanza e gli fece fare una breve visita del castello.
Arrivati alla stanza reale, il Marchese, dopo essersi chinato, salutò Re-Barbalungafinoaipiedi e, subito dopo essersi alzato, capì il motivo del nome del re: aveva una barba che non finiva più…
Notò altre due figure e una la riconobbe subito, anche se non l’aveva mai vista: era Blumandia, la principessa.
L’altra finchè, rimase nell’ombra, non la riconobbe, ma, in un secondo momento, si ricordò di un vecchio del paese che gli disse che nel palazzo del re viveva uno stregone malvagio: Plurucillo.
Quest’ultimo respinse il saluto del Marchese e se ne andò. La sera il marchese, e tutti gli abitanti del castello,
si addormentarono, tutti tranne Plurucillo che era infuriato nero con il Marchese, perché ora, oltre a lui c’era anche il Marchese a contendersi la mano di Blumandia. Allora decise di nasconderla in una stanza segreta del castello così che non potesse interagire con il Marchese e decise anche di trasformare quest’ultimo in un gatto nero così che fosse cacciato per sempre dal castello. La notte si alzò ed eseguì il suo piano, ma Flacidomius che aveva seguitola scena, prese una polvere magica: l’antigattonerovirus e la fece respirare dal Marchese-gatto che riprese le sue sembianza naturali:
-Ti sono debitore; ti chiedo di accompagnarmi nella liberazione della principessa;-
-Sono con te, caro Marchese.-
I due si alzarono da terra e seguirono la scia di alcrime lasciata da Blumandia e giunsero nel luogo dove era tenuta prigioniera.
Con l’aiuto di una spada magica, il Marchese sconfisse Plurucillo che scappò e non si fece mai più vedere.
Liberata Blumandia il Marchese chiese subito la sua mano e il re, suo padre, accettò volentieri;
i due si sposarono e vissero felici e contenti.
                                                                    Federico B.
        



LE TORTE DI LAMPONI

C’ERA UNA VOLTA UNA CUOCA DI NOME ALICE, FAMOSA PER ESSERE MOLTO BRAVA A CUCINARE SOPRATTUTTO LE TORTE DI LAMPONI, COSI’ BUONE DA FAR IMPAZZIRE TUTTI GLI ABITANTI DEI CASTELLI VICINI.
L’INGREDIENTE SEGRETO CHE LE RENDEVA COSI’ BUONE ERANO I LAMPONI SPECIALI PERCHE’ DURANTE LA NOTTE ALICE CHIEDEVA ALLA LUNA DI ILLUMINARLI CON LA SUA LUCE MAGICA PER FARLI CRESCERE PIU’ BUONI DI QUELLI COMUNI.
LA SUA VICINA, LA CUOCA ANNALISA, ERA MOLTO INVIDIOSA DI ALICE PERCHE’ NON RIUSCIVA A PREPARARE TORTE PIU’ GUSTOSE E VOLEVA A TUTTI I COSTI SCOPRIRE IL SEGRETO DEL SUO SUCCESSO. COSI’ UNA SERA LA SPIO’ E SCOPRI’ IL MISTERO.
A QUEL PUNTO ANNALISA FECE UN MALEFICIO: OSCURO’ LA LUNA.
DAL GIORNO SUCCESSIVO ALICE CAPI’ CHE ERA SUCCESSO QUALCOSA AI SUOI LAMPONI, PERCHE’ CRESCEVANO POCO ED ERANO QUASI TUTTI SECCHI E LA LUNA NON LE APPARIVA PIU’.
CHIESE COSI’ AIUTO ALL’UCCELLO MIGRATORE, AMICO DELLA LUNA, A CUI SPIEGO’ COS’ERA ACCADUTO.
L’UCCELLO MIGRATORE, LA MATTINA SUCCESSIVA DECISE DI PARTIRE IN CERCA DELLA LUNA .
LA CURIOSA ANNALISA, CHE AVEVA ASCOLTATO I LORO DISCORSI, RAPI’ L’UCCELLO MIGRATORE DURANTE IL SONNO E LO RINCHIUSE IN UNA GABBIA.
IL MATTINO SEGUENTE, ALICE SCOPRI’ CHE L’UCCELLO MIGRATORE ERA SPARITO, MA SEGUENDO ALCUNE DELLE SUE PIUME PERSE SUL PAVIMENTO, RAGGIUNSE LA GABBIA IN CUI ERA STATO RINCHIUSO E, STANDO ATTENTA A NON SVEGLIARE ANNALISA, LO LIBERO’.
ALICE GLI CONSEGNO’ LA STELLA AURORA AFFINCHE’ GLI INDICASSE LA STRADA DEL CIELO PER CONDURLO ALLA LUNA.
L’UCCELLO MIGRATORE SUPERO’ TEMPESTE, TUONI E LAMPI E FINALMENTE DOPO TANTI GIORNI RAGGIUNSE LA LUNA. A QUEL PUNTO IL MALEFICIO DI ANNALISA FINALMENTE SVANI’.
L’UCCELLO MIGRATORE RITORNO’ DA ALICE CHE LO RINGRAZIO’ E GLI OFFRI’ LA PRIMA TORTA SFORNATA CON I LAMPONI SPECIALI.
LA CUOCA ANNALISA FU CONDANNATA E RINCHIUSA A VITA.

DA QUEL GIORNO ALICE VISSE PER SEMPRE FELICE E CONTENTA.
                                                                  REBECCA O.

IL PRINCIPE CHE INVENTO' IL CALCIO

C'era una volta su una collina in mezzo al nulla, un grande castello: era tutto bianco di marmo e aveva quattro torri altissime. L'ingresso delle mura che circondavano il castello avevano un ponte levatoio pesantissimo, all'interno c'era un gran cortile con un prato verdissimo e morbidissimo. Infatti c'era un piccolo uomo brutto,brutto che tutti i giorni tagliava l'erba e le dava l'acqua.
In questo giardino c'era sempre un principe seduto sull'erba sotto a due grandi alberi di ciliegio. Il principe era un ragazzotto biondo con gli occhi scuri, era alto è un po' magro. Aveva però dei grandi piedi e gambe muscolose. Si stufava sempre a stare sotto quegli alberi tutto da solo, l'unica persona con cui poteva stare era l'uomo brutto, brutto, che però veniva da un paese lontano e non capiva bene quello che diceva il principe; ogni giorno pensava a cosa poteva inventarsi per passare il tempo: non c'erano vicini di castello, non aveva fratelli, nessun parente veniva mai a trovarlo e i suoi genitori erano sempre impegnati e non avevano mai tempo per lui.
Un giorno, siccome si annoiava, provò ad inventare un nuovo gioco: la prima idea fu quella di arrampicarsi sugli alberi. Questo gioco non andò a buon fine perché non aveva abbastanza forza nelle braccia e cadde a terra quasi subito.
La seconda idea fu di giocare con delle racchette e lanciare una pallina oltre una rete: il problema era che non aveva nessuno con cui giocare. Provò a chiedere all'uomo brutto, brutto di giocare con lui: però l'uomo brutto, brutto non riusciva a giocare perché era troppo basso e aveva le braccia troppo corte. Così anche questo gioco non si poteva fare.
Il principe trovò un giorno un melone che era rotolato fuori dalla carrozza che aveva portato dentro al castello la frutta per il pranzo.
Provò allora a lanciarla con le mani, ma non aveva le braccia forti e quindi con della stoffa provò a ricreare il melone ma più leggero. Il risultato fu che il principe aveva un nuovo gioco: una palla. Si mise quindi a giocare con la palla lanciandola prima con le mani, poi con i piedi. Osservando il suo giardino, vide che i due alberi di ciliegio sotto cui si sedeva, erano le uniche cose a cui poteva mirare. Iniziò quindi a cercare di lanciare la palla da lontano tra i due alberi. Così scoprì che questo nuovo gioco lo divertiva molto. Provava a lanciare la palla da lontanissimo, poi correva con la palla tra i piedi e la lanciava di corsa fra i due alberi, oppure cercava di colpirla di testa. Solo che un giorno, mentre correva con la palla inciampò su un grande sasso per  fissare gli alberi. Fece un volo incredibile e andò a cadere sullo stomaco dell'uomo brutto, brutto che stava lavorando in giardino.
Dalla finestrella di una delle quattro torri, si affacciò Luisella, la figlia dell'uomo brutto, brutto. Luisella era bella, bella, anche se non si sa come mai e lavorava, come aiuto cuoca, all'interno del castello. Il principe non l'aveva mai vista perché alla servitù non era consentito avvicinarsi al principe. Sentendo però il padre lamentarsi dal dolore Luisella era corsa fuori.
Il principe, anche lui per terra con le ginocchia ferite, disse: “ Che bella questa ragazza, di chi sarà figlia?” e l'uomo brutto, brutto rispose “ Sua maestà, è mia questa figlia, l'ho fatta io.. non mi assomiglia?”.
Il principe, sorpreso, rispose “ah sì!? Beh, sua moglie deve esser stata proprio una bella donna perché voi non vi assomigliate molto!”. Luisella era alta, magra, con dei lunghissimi capelli biondi e degli occhi grandi e azzurri. Luisella aveva anche delle lunghe braccia, a differenza del padre. Era forte e correva veloce. Il principe quindi capì che aveva trovato una nuova persona con cui giocare, e le insegnò il suo gioco: il calcio.
Metteva Luisella in porta e lui da lontano tirava la palla: la ragazza dalle lunghe braccia riusciva sempre a parare i tiri del principe e questo lo faceva arrabbiare, ma lo affascinava molto. Un giorno, vedendola tra i due alberi di ciliegio tutta contenta e presa dal gioco inventato dal suo principe, capì che se ne stava innamorando. Così invece che tirare un altro pallone si avvicinò e le chiese di sposarlo. L'uomo brutto, brutto, che stava tagliando il prato, era felicissimo e organizzò subito una grande festa in giardino.
Si sposarono e  vissero per sempre felici e contenti. Fecero 20 bambini, misero su due squadre di calcio per giocare tutti insieme. L'uomo brutto, brutto diventò così il nonno con più nipoti al mondo e il commentatore di ogni partita!

Valerio M.

UNA DURA MA AVVENTUROSA VITA DA PRINCIPE

C’era una volta un principe di nome Robin. Era ancora giovane, ma sognava di trovare la sua sposa ideale. Così, un giorno, abbandonò il castello dov’era cresciuto e si avventurò in una foresta.
A un certo punto, si sentì come spiato e aveva ragione! Quello dove stava camminando era il territorio di un orco brutto e molto, molto cattivo, che lo stava seguendo. Robin però pensò che era solo un’impressione, d’altra parte non aveva mai lasciato il castello.
Cammina, cammina vide una giovane principessa di nome Sofia, affacciata alla finestra di un castello e subito se ne innamorò. Andò da lei e le chiese di sposarlo però lei, non amandolo, lo mise alla prova con due difficili imprese. Per prima cosa gli disse di andare in una caverna e portarle un cucciolo di dinosauro.
Robin sostenne che era una cosa totalmente impossibile dato che i dinosauri erano già estinti da tempo, ma poi, non si arrese e partì.
Percorse miglia e miglia senza  mai veder nulla … Ad un certo punto si trovò  davanti ad una caverna e ad una tenda come quella degli scout. Robin entrò in quella tenda e vi ci trovò una ragazza della sua età, si chiamava kitty. Lui le raccontò la sua storia e ciò che disperatamente stava cercando; lei allora gli disse che era una fata e che poteva aiutarlo: gli mostrò una bacchetta che poteva far apparire un solo piccolo dinosauro scelto da lui.
Robin, con questa formula magica: “Voglio un cucciolo assai carino che sia un dinosauro e assai piccino!” 
Incredulo vide apparire un cucciolo di dinosauro. Poi, senza esitare, lo portò alla principessa pensando che quella fosse l’unica prova. Sofia però, in modo arrogante gli affidò un’altra impresa.  Robin comprese in cuor suo che Sofia forse non era la sposa da lui tanto cercata ma era Kitty, la fata, di cui si era innamorato perdutamente. Questa seconda prova consisteva nel prendere la stella più lucente. Quindi chiese aiuto a Kitty, ma lei non lo poteva aiutare, arrivarono allora dei coniglietti magici di nome: Dodo, Lillo, Rosy e Marilù che costruirono dei gradini, per salire fino alle stelle e fecero venir notte. Ma l’orco cattivo a quel punto, tolse un gradino e Robin non riuscì più a prendere la stella. Allora i coniglietti portarono il principe su per i gradini e quando giunsero all’ultimo, fecero un grande balzo, afferrarono la stella e la diedero a Robin.
Robin sceso dai gradini non pensò più alla principessa, ma consegnò la stella lucente a Kitty come simbolo dell’amore che ora provava per lei. Anche la fatina si era innamorata di Robin e ringraziò i coniglietti per l’aiuto. Così all’insaputa di Sofia, dopo aver sconfitto l’orco, i due giovani tornarono al castello del principe dove si sposarono e vissero per sempre felici e contenti.



Gaia G.

martedì 28 maggio 2013

SALVATE LA PRINCIPESSA!!

 C’ era una volta una principessa di nome Sara, che abitava in un maestoso castello, che aveva ben cento stanze e ognuna di esse aveva la serratura diversa. Un bel giorno di primavera, suonò al castello un povero vecchietto che chiedeva dell’ acqua. Sara lo accolse molto volentieri nel suo castello, facendoglielo visitare tutto da cima a fondo.  Quando arrivarono in cucina Sara prese un calice d’oro puro, lo riempì d’ acqua e glielo diede. Il povero vecchio ringraziò e se ne andò. Uno stregone che si chiamava Marco,che voleva rubare il tesoro della principessa, sentendo  com’ era dolce decise di approfittarne si trasformò anche lui in un vecchietto  e  bussò alla porta del suo castello . La principessa intenerita da quel vecchio lo fece entrare e lo accompagnò in cucina a sedere, ma lo stregone Marco chiuse la principessa dentro lì a chiave. Il grande mago cercò  nel castello l’ importantissimo tesoro che era stato nascosto tanto tempo fa e nessuno  aveva più ritrovato. Marco sapeva che sarebbe stato difficile trovarlo ma non voleva arrendersi. Sara che era intrappolata cercò di trovare una via di uscita, ma non ci riuscì, allora iniziò a gridare a squarciagola : “Aiuto ! Sono stata intrappolata! Vi prego salvatemi !!!.” Da quelle parti passeggiava un ragazzo di nome Alessio, un principe che era appena stato dalla fata Marty, una fata buona che aiutava la gente. Alessio era andato da Marty per chiedere una polvere magica che polverizzasse tutto perché voleva anche lui diventare uno stregone per elargire benefici. Il principe passava proprio da quelle parti e sentì le urla della principessa, all’ inizio cercò di capire da dove provenissero successivamente capì che gli urli provenivano dal castello. Alessio corse all’ impazzata verso il luogo da dove provenivano le urla, ma quando arrivò ci fu subito un problema : in quale stanza era rinchiusa la principessa ???
Intanto Marco non aveva ancora trovato la stanza del tesoro e allora incominciò a pensare : “ Ma qui non c’è alcun tesoro! Era solo un bugia !! Però continuerò a cercarlo,alla fine mi mancano solo 99 stanze !!! Alessio sentì quella voce e cercò di fare più piano possibile per non farsi sentire. A un certo punto sentì ancora gli urli di Sara, seguendo la sua voce arrivò davanti alla cucina, ma un problema era in agguato: la porta era chiusa a chiave! !! Alessio allora salì  e vide lo stregone, gli saltò addosso ma Marco si scansò in tempo. Tutti e due si guardarono negli occhi incominciarono a fare a botte, Alessio saltò su Marco e da lì incominciò la lotta. Quando Alessio si stava per arrendere si ricordò della polvere magica donata da Marty, ne prese un pugno e gliela getto addosso . Marco non potè far niente perché aveva le mani bloccate. Quando la polvere toccò lo stregone lo polverizzo, così fu sconfitto per sempre. A quel punto Alessio prese la chiave e liberò la principessa che lo ringraziò per averla salvata. Da quel giorno Alessio si esercitò con Sara a diventare un stregone buono e Sara imparò che non doveva aprire a tutti.

Si sposarono e vissero felicemente.
                                                                           Marica R.

La principessa del lago


C’era una volta una principessa di nome Alice che viveva in un castello sul lago insieme al padre, alla madre e alla sorella Alessandra.
Alice come ogni giorno doveva andare sulle rive del lago per incontrarsi con le sue amiche ma, quel giorno fu diverso perché, prima di andare incontrarsi con loro, ebbe una lunga discussione con il padre e, arrivata al limite della pazienza e accecata dalla rabbia, si stufò e decise di scappare di casa per non tornarci più.
Vagò giorni e giorni alla ricerca di un posto dove fermarsi ma non lo trovò fino a quando si rifugiò in una grotta nel bosco, e stette li per molti giorni. Una mattina decise di uscire dalla caverna per trovare un altro posto dove accamparsi, e vagando per la strada trovò suo zio Rossano, il fratello di suo padre con cui da anni era in conflitto.
Rossano, che non era certo una brava persona, per fare un dispetto a suo fratello, rapì Alice e la rinchiuse nella grotta del suo palazzo sulle rive del lago, sorvegliata da un Orco.
Il padre dopo settimane passate ad aspettare il ritorno di Alice, iniziò a preoccuparsi seriamente. Un giorno finalmente scoprì che la figlia era prigioniera in una grotta sul lago e pieno di rabbia e preoccupazione iniziò a pensare come liberarla. Dopo giorni passati a pensare e ripensare, finalmente gli venne un’idea. Affacciandosi al balcone, vide sul lago due pescatori sulla loro barca. Il re chiese al giovane pescatore di nome Samuele se era così coraggioso da attraversare il lago per andare a salvare la sua adorata figlia e Samuele gli rispose di sì.
Il giovane prese coraggio, e a bordo della sua barca si mise in viaggio, ma all’improvviso si scatenò un fortissimo temporale che trasformò il lago in burrasca, il compito di Samuele si fece ancora più difficile ma lui senza paura e con l’aiuto del suo amico Simone che remava a più non posso riuscì ad arrivare sulla sponda del lago dove era rinchiusa Alice. Samuele con l’aiuto di alcune armi robuste e affilate, riuscì ad uccidere l’orco e a liberare la principessa Alice che ritornò finalmente a casa. Alice raccontò la storia del suo rapimento al padre, e quando egli sentì nominare il nome di suo fratello s’infurio e ordinò alle guardie di andare ad arrestarlo, per poi rinchiuderlo nella prigione sotterranea del suo castello.
Per il re la punizione data al fratello non bastava perché ciò che aveva fatto era troppo grave e quindi decise di mandarlo in esilio su un’isola deserta.
Dopo questa avventura il pescatore Samuele e la principessa Alice diventarono amici e in seguito si sposarono e vissero in un bellissimo castello sul lago felici e contenti.
Il padre e la figlia da quel giorno impararono a parlare di più e a litigare di meno e apprezzarono così il loro rapporto.


Riccardo  O.

ALLA RICERCA DI LUNA

C'era una volta, in un paese molto lontano, e più precisamente a “Borgo Incantato”, un principe di nome Sem.
Egli viveva felicemente con suo padre e ogni giorno si recava a scuola con Luna, la sua migliore amica.
Questa amicizia rimase tale per tutta la vita fino a quando, il trono del sovrano del Popolo del Fuoco, non venne usurpato dal suo stesso figlio, di nome Zorgon. Questi salì al trono e subito si mise a creare scompiglio nei regni vicini che, prima d'allora, vivevano in pace ed armonia gli uni con gli altri.
Non appena Zorgon vide Luna, così bella e coraggiosa, con la carnagione chiara che faceva risaltare il blu cristallino dei suoi occhi, se ne innamorò. Ma egli sapeva benissimo che la ragazza era innamorata di Sem e perciò decise di rapirla.
Dopo una giornata di intense ricerche, Sem decise di andarla a cercare da Zorgon, perchè il suo sesto senso gli suggeriva che quell'uomo c'entrasse qualcosa con quanto successo.
Man mano che camminava, vedeva il cielo sempre più scuro ed in un battibaleno iniziò a diluviare.
Dopo ore di viaggio, ormai stremato e senza più forze, sentì come un battito d'ali e, coraggiosamente, estrasse la spada dal fodero... qualcosa si stava avvicinando... Sem chiese con voce ferma e sicura: ”Chi c'e'? Chi sei!?” e la voce rispose: ”Sono Alias, la principessa dei draghi della notte, ma tu piuttosto, chi sei?”. Il giovane s'inchino' davanti alla fanciulla e rispose: ”Io sono Sem, principe di Borgo Incantato”. La principessa allora, chiese gentilmente: ”Sai dove si trova il lago delle Driadi?”. Sem rispose cordialmente: ”Certo, sempre dritto, oltre la foresta incantata!”. Per ricompensarlo della sua gentilezza, la fanciulla gli donò le rarissime lacrime di drago. Esse potevano esaudire tre suoi desideri e perciò Sem utilizzò il primo, per chiedere un riparo caldo e sicuro per la notte.
Il giorno seguente, il giovane si svegliò di buon mattino e dopo circa sei ore di duro cammino, arrivò all'inizio del labirinto che circondava il castello di Zorgon.
Pensò quindi di usare la seconda lacrima di drago ma il labirinto era circondato da una barriera mistica, invisibile all'occhio umano, in grado di resistere alla sua magia. Così, senza nessuna altra scelta se non quella di tornare indietro, si avviò.
Non fu un'impresa facile oltrepassare il labirinto, ma nulla poteva fermare Sem … egli doveva assolutamente salvare la sua Luna!!!
Dopo ore e fatiche interminabili, giunse finalmente al portone del castello. Qui, aspettò il cambio della guardia e, una volta intrufolatosi, cercò di capire dov'era la sala del trono. Dopo aver fatto su e giù per il castello, almeno un paio di volte, riuscì a trovarla. Durante il suo “giro di ricognizione”, liberò numerosi prigionieri, fra cui una vivace e simpatica scimmietta di nome Megik, che subito gli si affeziono' e rimase con lui.
A questo punto, Sem entrò rumorosamente nella sala del trono, urlando:
Zorgon! Libera immediatamente Luna o te ne pentirai!”. Il re del Popolo del Fuoco rispose con un tono di superiorità assoluta: ”Tu, misero ragazzino ... come osi sfidare me, un re così grande e potente?!?”.
A quel punto il nostro eroe, anziche' rispondergli, sfoderò la spada e con un balzo agile e veloce colpì con successo il braccio destro del re. Zorgon allora si infuriò e tento' più volte di colpirlo, ma Sem era più veloce di un fulmine.
Dopo una lotta serrata, corpo a corpo, Sem gli diede il colpo di grazia trafiggendolo in pieno petto con una precisione indescrivibile e Zorgon cadde a terra morto.
Nel frattempo Megik liberò Luna con la seconda lacrima di drago e con la terza tornarono a casa tutti e tre insieme.
Dopo qualche anno, Sem e Luna si sposarono; fu una cerimonia bellissima: Megik portò le fedi all'altare e Alias fece da testimone … e tutti vissero felici e contenti.





B. Francesca

sabato 25 maggio 2013

LA PRINCIPESSA E IL CONTADINO


C’era una volta un giovane contadino che lavorava nei campi di suo padre, ai piedi di una montagna, nel regno di “Poco lontano”. A capo di questo regno c’era il re Presso e sua figlia Vicina, la quale voleva  sposarsi e il re organizzò dei giochi per sceglierle il marito.

Il giovane contadino dopo aver sentito la notizia volle partecipare per sposare la bella principessa Vicina; chiese il permesso al padre che glielo diede, dato che sapeva che il figlio ne era innamorato.
Il giorno dei giochi la principessa vide il giovane contadino e se ne innamorò, ma il re non era d’accordo e fece affrontare al giovane contadino le prove più difficili.
La prima prova era trovare il diamante più grande del regno.
La seconda prova era portare un uovo di drago.
La terza era portare il fiore più raro del regno, l’orchidea “pocus lontanus” .
Il giovane riuscì a superare tutte le prove grazie all'aiuto di un elfo dai poteri speciali  che aveva incontrato nel bosco. Questi  gli aveva dato un sacco magico contenente  ogni cosa che poteva servirgli per la sua difficile missione.
Il re gli diede il permesso di sposare la bella principessa Vicina. E VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI!!!!!!!!!

                                                                                                     Andrea B.

Il principe coraggioso

Daniele P.

Daniele P.
Daniele P. 
C’ era una volta, tanto tempo fa, un bellissimo castello dove abitava un bellissimo principe che amava una principessa. Questi   era stata rapita da un drago ed era rinchiusa in una torre dentro un vulcano spento.  A guardia di questa torre, c’ era un drago sputa fuoco a venti teste.
Il principe promise al padre della sua amata che l’avrebbe salvata se in cambio gli avesse dato la mano di sua figlia.
Così si recò al vulcano protetto da un incantesimo per non farsi bruciare dalle fiamme; sfidò il drago e vinse riportando la figlia al re. Dopo qualche tempo il principe e la principessa si sposarono e vissero felici e contenti.