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Da piccola i miei
genitori mi raccontavano le fiabe; ma le più belle erano quelle raccontate dal
nonno perché le inventava e, a me, piacevano un sacco.
Mi ricordo che, una
volta, mio nonno mi raccontò una storia
sui leoni, sulle dame e sulle principesse e io gli chiedevo sempre di
inventarne altre, così che lui rispondeva: “Non sono mica una macchinetta!”, ma
io?! Mi intestardivo e lui era costretto ad inventarne altre.
Inoltre la nonna le drammatizzava;
beh, non proprio!
Faceva solo la voce
del lupo cambiando la fiaba di “Cappuccetto Rosso”.
La mamma, invece, le
leggeva semplicemente, ma io essendo piccola, la riempivo di domande in un
linguaggio che lei non capiva affatto: il linguaggio gestuale. Lei ad ogni
domanda rispondeva: “Sì, stai tranquilla”, dato che non capiva cosa stessi
dicendo. Tutte le fiabe mi venivano lette di pomeriggio o mentre facevo l’aerosol
per farmi stare calma e ferma.
La mia preferita era “Cappuccetto Rosso”
perché immaginavo la nonnina che usciva tutta contenta dalla pancia del lupo e
il lupo che veniva sconfitto. Oltre a questa, altre fiabe che mi venivano
raccontate più spesso erano: “Biancaneve” e “La Bella e la Bestia”.
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L’ultima volta, che mi
hanno raccontato una fiaba, è stato quando è morto il nonno per farmi dormire
tranquilla. A parte questo momento, quando mi raccontavano le fiabe ero sempre
felice.
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